martedì 12 febbraio 2013

VENGO AD OFFRIRE LA PAROLA


 

 

Aprite il cuore, aprite la mente, non vengo a bussare a porte chiuse, vengo a socchiudere i vostri usci accostati, vengo a portare il respiro dell’incenso. Vengo ad offrire la parola.
Lungo la strada di questo villaggio, in attesa, con il bastone in mano, picchio per terra accompagnando i passi e grido ancora “svegliatevi”, non state a dormire sui vostri giacigli, non fate come quel popolo addormentato che attende ancora chi è già venuto e già passato.
All’erta cuori, non c’è tempo che svegliare sé stessi, non c’è possibilità che di osservare sé stessi, non c’è alternativa che di pregare per sé stessi.
Lasciate il di fuori al fuori. Immergetevi all’interno dei vostri spiriti, ed assaggiate l’acqua dell’eterno che  scorre in ognuno di voi.
Non fate scorrere parole invano, trattenete come una spugna arida, trattenete come una spugna che ha sete, inzuppatevi dello Spirito di Dio, respirate l’aria del suo cielo, cibatevi dei Suoi atomi spirituali.
Io sono Atar (Giovanni il Battista), il battitore divino, io annuncio il tempo e quando suona la mia campana bisogna correre perché il Signore dell’Eterno ci attende, l’Uno indiviso e indivisibile bussa in ognuno. Dall’immagine passo al pratico.
L’uomo non divida ciò che Dio ha unito. Se una sera indicata che sia quella. Ognuno deve stravolgere sé stesso, ma giungere all’appuntamento e soprattutto giungere al meglio di sé stesso.
Io sono qui per agitare la mia campana, per spargere l’incenso, per gridare ai quattro venti “svegliatevi”.
Omaggio al Dio dell’eterno che si annuncia in ognuno di noi e che vuol rinascere nei vostri cuori.
Osanna all’eternità vivente che palpita in ognuno di noi e che vuol rinascere nei vostri cuori.
Osanna all’eternità vivente che palpita in ognuno attraverso il suo cuore, la sua mente, il suo spirito.
Che ogni vestito sia disperso, che ogni corpo sia dissolto, che ogni volontà sia evaporata, che ognuno si sciolga nell’immenso mare della Mente Divina, perché tutti dovrete giungere nudi alla meta, nudi solo con voi stessi, e offrire tutto il meglio sull’altare dell’eterno.
Non commento le vostre parole, i vostri dibattiti, perché leggo l’animo, leggo lo spirito e so quanto vi divertite a complicarvi l’esistenza, perché siete abituati a leggere in superficie del vostro stagno invece delle profondità abissali, ed in quelle riconoscere l’antico, l’Uno indiviso.
Abituiamoci a pensare, a porgere il meglio di noi stessi, quando l’Eterno chiama.
In quel momento ognuno dovrà mettere il suo abito spirituale migliore, offrire il suo cibo spirituale migliore, porgere la profondità del  proprio cuore.
Nel momento in cui ci si offre in olocausto all’Eterno, si  sancisce una comunione che lega la terra al cielo, il corpo all’Eterno, lo spirito a Dio.

 

 

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