Aprite il cuore, aprite la mente,
non vengo a bussare a porte chiuse, vengo a socchiudere i vostri usci
accostati, vengo a portare il respiro dell’incenso. Vengo ad offrire la parola.
Lungo la strada di questo
villaggio, in attesa, con il bastone in mano, picchio per terra accompagnando i
passi e grido ancora “svegliatevi”, non state a dormire sui vostri giacigli,
non fate come quel popolo addormentato che attende ancora chi è già venuto e
già passato.
All’erta cuori, non c’è tempo che
svegliare sé stessi, non c’è possibilità che di osservare sé stessi, non c’è
alternativa che di pregare per sé stessi.
Lasciate il di fuori al fuori.
Immergetevi all’interno dei vostri spiriti, ed assaggiate l’acqua dell’eterno
che scorre in ognuno di voi.
Non fate scorrere parole invano,
trattenete come una spugna arida, trattenete come una spugna che ha sete,
inzuppatevi dello Spirito di Dio, respirate l’aria del suo cielo, cibatevi dei
Suoi atomi spirituali.
Io sono Atar (Giovanni il
Battista), il battitore divino, io annuncio il tempo e quando suona la mia
campana bisogna correre perché il Signore dell’Eterno ci attende, l’Uno
indiviso e indivisibile bussa in ognuno. Dall’immagine passo al pratico.
L’uomo non divida ciò che Dio ha
unito. Se una sera indicata che sia quella. Ognuno deve stravolgere sé stesso,
ma giungere all’appuntamento e soprattutto giungere al meglio di sé stesso.
Io sono qui per agitare la mia
campana, per spargere l’incenso, per gridare ai quattro venti “svegliatevi”.
Omaggio al Dio dell’eterno che si
annuncia in ognuno di noi e che vuol rinascere nei vostri cuori.
Osanna all’eternità vivente che
palpita in ognuno di noi e che vuol rinascere nei vostri cuori.
Osanna all’eternità vivente che
palpita in ognuno attraverso il suo cuore, la sua mente, il suo spirito.
Che ogni vestito sia disperso,
che ogni corpo sia dissolto, che ogni volontà sia evaporata, che ognuno si
sciolga nell’immenso mare della Mente Divina, perché tutti dovrete giungere
nudi alla meta, nudi solo con voi stessi, e offrire tutto il meglio sull’altare
dell’eterno.
Non commento le vostre parole, i
vostri dibattiti, perché leggo l’animo, leggo lo spirito e so quanto vi
divertite a complicarvi l’esistenza, perché siete abituati a leggere in
superficie del vostro stagno invece delle profondità abissali, ed in quelle
riconoscere l’antico, l’Uno indiviso.
Abituiamoci a pensare, a porgere
il meglio di noi stessi, quando l’Eterno chiama.
In quel momento ognuno dovrà
mettere il suo abito spirituale migliore, offrire il suo cibo spirituale
migliore, porgere la profondità del
proprio cuore.
Nel momento in cui ci si offre in
olocausto all’Eterno, si sancisce una
comunione che lega la terra al cielo, il corpo all’Eterno, lo spirito a Dio.
Nessun commento:
Posta un commento