Questa è una strana strana storia! Ho trascorso le mie vacanze in un paesino racchiuso tra grandi
boschi, dai silenzi ritempranti, acque
limpide, pascoli e antiche baite per mandriani, sui pascoli marmotte e pernici.
Quella sera frequentai un’antica
locanda, dove i valligiani vivevano allegramente le ore libere.
Entrai, i loro sguardi si
posarono su di me, come se fossi un fantasma, li rassicurai con un rumoroso
saluto, e chiesi un caffè. Mentre scrutavo quei volti segnati dalla fatica, un
anziano signore sedeva in disparte, mi colpì il suo aspetto, capelli bianchi, mani ruvide e
robuste. La luce del locale le dava uno strano risalto, impressionante l’insieme
dell’ambiente, mi sembrava di vivere in una favola.
L’uomo del banco mi pose il mio
caffè, presi la tazza e ne assaporai l’aroma.
Improvvisamente una forza strana
si impossessò di me, vedevo l’ambiente che cambiava, mentre una nenia muoveva
le teste dei presenti in uno strano girotondo, questa musica mi sollevava dolcemente
sopra le loro teste, vidi i tetti delle case, gli immensi boschi che si
appiattivano al mio allontanarsi
Persi conoscenza. Mi risvegliai in un bianco
lettino, posto in mezzo a una caverna, le cui rocce emanavano una strana luce
verde, calda e soffusa che mi penetrava,
provai un senso di pace.
Il vecchio della locanda, si
avvicinò, vestiva di una strana foggia, coperto da un lungo mantello, il suo
passo lento, teneva nella mano una lanterna per vedere meglio il mio viso, posò
il nodoso bastone, e si mise a sedere vicino a me, il suo sguardo acuto e penetrante trasmetteva
la sua solitudine.
Quasi smarrito, mi azzardai a chiedergli, dove sono?
Il Maestro sorrise, perché lui
era un Maestro.
Sei su Cronos e con una mano mi sfiorò gli occhi, vidi la bellezza di Saturno coi
suoi splendidi anelli.
Ero affascinato, provavo la
possente energia della pace.
Timidamente chiesi, come è
possibile che esistano queste dimensioni?
Con un gesto mi sfiorò di nuovo
gli occhi, mi vidi proiettato a vivere i momenti più neri della mia vita, l’infanzia
tribolata, le perdite, le liti, i miei cedimenti, vedevo il mio cuore rinsecchire di avidità e
cinismo, rifiutavo il contatto.
Vivevo in un ambiente
restrittivo, ero diffidente, i miei scoramenti mi portavano sempre più alla
solitudine, presentandola come una necessità premonitoria di inevitabili
avversità, e questo ne determinava un processo di dissociazione col mio
ambiente che tendevo a isolare. Vedevo tutto ostile.
Il mio cuore iniziò a battere
forte, come se volesse uscire, mentre una piccola luce verde, prendeva forma di
un enorme diamante, la sua luce calda mi accarezzò, una bellissima melodia si
impossessò di me sussurrandomi mi disse: “la verità non genera terrore nel
cuore dei semplici, ma tripudio e allegrezza di Spirito”. Riconobbi quel messaggio
nella Verità dell’Eterno.
Questo piccolo lume che tu hai
scorto, commentò il Maestro, è diventata una via, una via che tu hai tracciato
col tuo dolore, la via della redenzione.. Piansi, per il male che avevo fatto,
vidi la sofferenza e la provai.
Il Diamante sorrise e diventò un
Sole, il Sole dell’Amore Divino.
Mi sentii toccare, mi ripresi, il
signore del banco mi disse:”Signore andiamo a casa, domani sarà una bella
giornata”. L’uomo anziano se ne era
andato.
Ritornai alla mia vita
quotidiana, ma il sogno aveva tracciato in me un solco profondo.
Ero stregato da quella
esperienza, la mia mente era sempre lì in quella visione.
Ero cambiato, me lo leggevano in
faccia, cercavo sempre di più il silenzio e la bellezza della natura.
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