lunedì 18 febbraio 2013

LA MONTAGNA SACRA – fiaba


 

Questa è una strana  strana  storia! Ho trascorso le mie  vacanze in un paesino racchiuso tra grandi boschi, dai silenzi ritempranti, acque limpide, pascoli e antiche baite per mandriani, sui pascoli marmotte e pernici.
Quella sera frequentai un’antica locanda, dove i valligiani vivevano allegramente le ore libere.
Entrai, i loro sguardi si posarono su di me, come se fossi un fantasma, li rassicurai con un rumoroso saluto, e chiesi un caffè. Mentre scrutavo quei volti segnati dalla fatica, un anziano signore sedeva in disparte, mi colpì il suo  aspetto, capelli bianchi, mani ruvide e robuste. La luce del locale le dava uno strano risalto, impressionante l’insieme dell’ambiente, mi sembrava di vivere in una favola.
L’uomo del banco mi pose il mio caffè, presi la tazza e ne  assaporai l’aroma.
Improvvisamente una forza strana si impossessò di me, vedevo l’ambiente che cambiava, mentre una nenia muoveva le teste dei presenti in uno strano girotondo, questa musica mi sollevava dolcemente sopra le loro teste, vidi i tetti delle case, gli immensi boschi che si appiattivano al mio allontanarsi
Persi  conoscenza. Mi risvegliai in un bianco lettino, posto in mezzo a una caverna, le cui rocce emanavano una strana luce verde,  calda e soffusa che mi penetrava, provai un senso di pace.
Il vecchio della locanda, si avvicinò, vestiva di una strana foggia, coperto da un lungo mantello, il suo passo lento, teneva nella mano una lanterna per vedere meglio il mio viso, posò il nodoso bastone, e si mise a sedere vicino a me,  il suo sguardo acuto e penetrante trasmetteva la sua solitudine.
Quasi smarrito,  mi azzardai a chiedergli, dove sono?
Il Maestro sorrise, perché lui era un Maestro.
Sei su Cronos  e con una mano mi sfiorò  gli occhi, vidi la bellezza di Saturno coi suoi splendidi anelli.
Ero affascinato, provavo la possente energia della pace.
Timidamente chiesi, come è possibile che esistano queste dimensioni?
Con un gesto mi sfiorò di nuovo gli occhi, mi vidi proiettato a vivere i momenti più neri della mia vita, l’infanzia tribolata, le perdite, le liti, i miei cedimenti,  vedevo il mio cuore rinsecchire di avidità e cinismo, rifiutavo il contatto.
Vivevo in un ambiente restrittivo, ero diffidente, i miei scoramenti mi portavano sempre più alla solitudine, presentandola come una necessità premonitoria di inevitabili avversità, e questo ne determinava un processo di dissociazione col mio ambiente che tendevo a isolare. Vedevo tutto ostile.
Il mio cuore iniziò a battere forte, come se volesse uscire, mentre una piccola luce verde, prendeva forma di un enorme diamante, la sua luce calda mi accarezzò, una bellissima melodia si impossessò di me sussurrandomi mi disse: “la verità non genera terrore nel cuore dei semplici, ma tripudio e allegrezza di Spirito”. Riconobbi quel messaggio nella Verità dell’Eterno.
Questo piccolo lume che tu hai scorto, commentò il Maestro, è diventata una via, una via che tu hai tracciato col tuo dolore, la via della redenzione.. Piansi, per il male che avevo fatto, vidi la sofferenza e la provai.
Il Diamante sorrise e diventò un Sole, il Sole dell’Amore Divino.
Mi sentii toccare, mi ripresi, il signore del banco mi disse:”Signore andiamo a casa, domani sarà una bella giornata”.  L’uomo anziano se ne era andato.
Ritornai alla mia vita quotidiana, ma il sogno aveva tracciato in me un solco profondo.
Ero stregato da quella esperienza, la mia mente era sempre lì in quella visione.
Ero cambiato, me lo leggevano in faccia, cercavo sempre di più il silenzio e la bellezza della natura.

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